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STELLA
(STELLA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 marzo 2009
 
di Sylvie Verheyde con Léora Barbara, Karole Rocher, Benjamin Biolay, Melissa Rodrigues, Laëtitia Guerard, Guillaume Depardieu, Johan Libéreau (Francia, 2008)
 

Nei confronti del film naturalistico esiste da sempre un filo di malcelata condiscendenza, che fa dire (succede con Sylvie Verheyde, al suo terzo film dopo il promettente UN FRERE nel 1998, ma è capitato con gente come Ken Loach o Maurice Pialat) sì, l'arte nel lasciar vivere con la maggior naturalezza possibile i personaggi e gli ambienti; ma questo non permetterà mai di raggiungere le vette idealistiche e poetiche del cinema d'invenzione fantastica, alla Fellini, tanto per intenderci.


Il discorso rimane da fare, anche dopo questo sorprendente STELLA, piccolo, nel senso della dimensione del soggetto e del progetto, e miracoloso, considerati gli echi di emozione e di verità che riesce a suscitare. Piccolo, perché girato all'altezza degli occhi di una ragazzina, perché costruito nella costrizione di una parentesi spaziale che va dal bistrot popolare tenuto dai genitori alla scuola, relativamente elitaria e quindi a priori estranea e quasi ostile nella quale si reca ogni giorno la protagonista. Piccolo, infine, perché apparentemente dettato dall'intimità del suo commento fuori campo e dagli accenti di un'esperienza privata, che s'indovinano essere autobiografici della regista.


Tutto questo potrà sembrare far parte di uno schema; ma quali accenti di verità trapelano dietro una resa di ambiente che raramente abbiamo sentito così autentica e prepotente. Il caffè nella periferia parigina degli anni settanta, fra le sigarette e il flipper, l'eco costante del biliardo che emerge dal jukebox con le canzoni di Eddie Mitchell e Sheila, il seguito interrotto dei cicchetti e la partita sullo schermo dietro al banco contro il quale si accalcano gli avventori. E la nostra dallo sguardo trasparente (squisita Léora Barbara), che si trascina fra i piedi di un papà anche generoso oltre che ballista e inevitabilmente alla deriva; e di una mamma che tira la carretta, concedendosi poi qualche divagazione nella toilette del retro. Ciondola più assente che sognante fino a tardi, Stella, in quell'umanità rappresentativa ma non esattamente esemplare; fino all'ora del film di mezzanotte, quando scivola nell'appartamentino di sopra, cercando di spiegare al più sensibile e meno avvinazzato dei senzatetto (Guillaume Depardieu, nobile sotto la scorza) tutto il fascino straniante dell'Imperatrice rossa Marlène Dietrich che sta scorrendo sul televisore.


Al polo opposto c'è la scuola, gli inciampi con la sintassi e la matematica che suscitano l'ilarità con la puzza sotto il naso dei compagni, ma anche la fortuna di farsi amica Gladys, la figlia della famiglia di psichiatri ebrei così dissimile dalla sua, che le farà conoscere i libri di Cocteau, di Balzac e di Marguerite Duras; un confronto che non sarà mai schematico, pietistico o melenso. Come tutto un film dalla vicenda forse prevedibile ma dal tono inimitabile; quando, come dicono da quelle parti, "c'est le ton qui fait la musique".


   Il film in Internet (Google)

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